Conversazione con Jennifer A. Reich, autrice di Calling the Shots: Why Parents Reject Vaccines (New York University Press, 2016)
«Non mi curo e non mi sono mai curato anche se la medicina e i dottori io li rispetto. (Per di più sono anche superstizioso al massimo grado o per lo meno quanto basta per rispettare la medicina.) Nossignori, non mi voglio curare, e non lo voglio appunto per cattiveria.»
Fyodor Dostoevsky, Memorie dal sottosuolo (trad. Igor Sibaldi)
Ti occupi ancora di accettazione dei vaccini, sia per CoViD-19 che per altre malattie? Come è cambiato il tuo metodo di ricerca, anche per via delle precauzioni sanitarie in atto?
Il mio libro Calling the Shots è stato pubblicato nel 2016, e ho continuato a scrivere articoli accademici sull’argomento per un paio d’anni a seguire. Quando è iniziata la pandemia da SARS-Cov-2 sono subito arrivate promesse che i vaccini l’avrebbero risolta. Lì mi sono preoccupata: non solo per i possibili effetti nocivi di vaccini prodotti in fretta, ma soprattutto per gli effetti nocivi di una cattiva gestione della campagna vaccinale, che avrebbe potuto essere deleteria per la fiducia collettiva rispetto a tutti i vaccini, in generale. Quindi ho cominciato a scrivere per un pubblico più generalista e a monitorare la conversazione pubblica.